lunedì 5 aprile 2010

BIP... LA TERRA STA MORENDO.
DOMENICA 4 APRILE 2010

Care amiche e amici,
ho aperto questo blog per chi, interessato ai problemi ambientali e ai mutamenti climatici, volesse approfondire l'argomento e dire la sua opinione su quanto sta avvenendo nel mondo. Tante voci si accavallano nel voler dare una spiegazione al surriscaldamento del Pianeta. Ci sono scienziati convinti che dipenda da cause naturali (cicli che si ripresentano nella storia della Terra). Altri che invece danno la colpa alle disinvolte (direi meglio: incoscienti) attività dell'uomo.
Io sarò di parte e, propendendo per la seconda ipotesi, riporterò quelle pubblicazioni che a mio parere sono le più chiarificatrici.

Oltretutto sono proprio tali letture che mi hanno spinto a scrivere il mio primo romanzo "Bip", con il preciso scopo di lanciare un messaggio a chi ancora non si è reso conto di quanto ogni nostra scelta possa influire sullo stato di salute della Terra e sul futuro dell'Umanità. In "Bip" ho incluso anche, romanzandole, le problematiche che sorgerebbero dalle manipolazioni del corredo genetico umano, con particolare riferimento al possibile prolungamento della vita umana, se non al suo raddoppio. Mi sono accorto, infatti, che molti non riflettono sul fatto che potendo arrivare a vivere fino a 160 anni, in questi rimarrebbero comunque (e in proporzione) le fasi della fanciullezza, della giovinezza, della maturità e della vecchiaia. Quali sarebbero i problemi per chi vive una doppia fanciullezza e una doppia vecchiaia? Certo si raddoppierebbero anche i tempi della giovinezza e della maturità, ma...
Da quando iniziai a scrivere "Bip" (2003) a oggi ho potuto constatare che quanto da me ipotizzato, anche se ovviamente non del tutto, cominciava a delinearsi nella realtà di tutti i giorni. Quello che attualmente mi ha turbato non poco, a parte la verifica dell'aumento energetico nell'atmosfera oltre ogni mia aspettativa, è avere letto una notizia che vi riporto nella parti che più ci riguardano:

Il Mattino di Padova - 15 marzo 2010 pagina 3 sezione ATTUALITA'

MILANO. Promettere l'immortalità è decisamente azzardato però Silvio Berlusconi e don Luigi Verzè, che oggi ha compiuto 90 anni, un sogno sono in grado di darlo: quanto prima la durata della vita sarà di 120 anni con una qualità superiore all'attuale. L'idea di un centro ricerca che si ponga come obiettivo l'allungamento della vita era stata lanciata tempo fa proprio dal Cavaliere ma nel corso della festa di compleanno del fondatore del San Raffaele è stata ufficializzata. Il centro di ricerca sorgerà a Verona, città natale di don Luigi Verzè (...)
Gli studiosi del San Raffaele hanno già iniziato studi specifici e Berlusconi ha spiegato che il progetto sarà portato avanti anche attraverso gli studi sulle staminali (...)

Avevo, in passato, leggiucchiato qualcosa sull'argomento e l'avvenuta mappatura del genoma umano mi aveva sollecitato nella fantasia la possibile realizzazione di tale antico sogno dell'uomo. Ma l'avevo collocata in un futuro alquanto lontano. Mai avrei creduto che i tempi si accorciassero così tanto...
Ma torniamo alle motivazioni che hanno suscitato in me la voglia di scrivere "Bip"
Approfondendo le ricerche mi imbattei in un articolo (risalente addirittura agli anni '70) del famoso ecologo americano Barry Commoner, direttore del Center for the Biology of Natural Systems, è considerato uno dei padri del movimento ambientalista moderno. Biologo, ecologo, uno degli autori più significativi della sinistra ecopacifista internazionale.
Tra le sue opere: Il cerchio da chiudere, Garzanti; La tecnologia del
profitto, Editori Riuniti; La povertà del potere, Garzanti; Ecologia e
lotte sociali, Feltrinelli (con Virgilio Bettini); La politica dell’energia,
Garzanti; Se scoppia la bomba, Editori Riuniti; Far pace col pianeta,
Garzanti:
"Sia la dottrina economica capitalistica sia quella socialista si sono sviluppate senza evidentemente tener conto del capitale biologico rappresentato dall’ecosistema. Di conseguenza nessuno dei due regimi ha finora elaborato misure in grado di adeguare le proprie strutture economiche agl’imperativi dell’ambiente naturale. Nessuno dei due regimi è preparato ad affrontare le crisi ambientali... L’attuale sistema di produzione è autodistruttivo: l’attuale andamento dell’Umanità sembra avere come fine il suicidio... La tanto decantata "civiltà dei consumi", fondata sulla moderna tecnologia, ha comportato distruzioni ambientali nei Paesi sviluppati e pressioni demografiche nei Paesi in via di sviluppo".

A Commoner seguì subito il russo Boris Komarov: "...nel saccheggio e nella distruzione della Natura l’Urss è forse in ritardo rispetto agli Usa ed all’Europa ma già supera i Paesi occidentali nel ritmo del massacro".

Samuel Mines, scienziato americano, si unisce al coro:

"Una tecnologia ottusa sta rendendo questo Pianeta pericoloso per tutte le forme viventi. Uomo incluso. Legato alla frenetica e sfrenata produzione, imposta dal Mondialismo all’intera Umanità, in un solo quarto di secolo (1946-1971) sono stati decuplicati i livelli dell’inquinamento nei Paesi industrializzati. Le generazioni del dopoguerra presentano stronzio 90 nelle ossa, iodio 131 nella tiroide, Ddt nei grassi, polvere di carbone e di amianto nei polmoni. Specifichiamo che stronzio 90 e iodio 131, derivati da processi nucleari, sono elementi radioattivi che causano tumori, malformazioni, alterazioni genetiche e morti premature. Anche il noto Ddt, le polveri di carbone e di amianto, i sempre più diffusi scarichi delle automobili e delle industrie (ossido di carbonio, anidride solforosa, piombo ecc.) sono tutte sostanze nocive, cancerogene. Negli ultimi decenni le combustioni, su cui si regge l’attuale società consumistica, hanno causato un aumento del 10% dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera. Poiché la dispersione del calore terrestre è ostacolata dall’eccesso di anidride carbonica, è prevedibile che la temperatura del nostro Pianeta aumenterà causando cataclismi tra cui la fusione dei ghiacci polari con relativo aumento del livello degli oceani che sommergerebbero tutte le zone costiere. Un preavviso di tale catastrofe è dato dal sempre più visibile regresso dei ghiacciai delle Alpi, dell’Himalaya, del Karakorum, delle Ande e delle Calotte polari."

Segue Ralph Nader sul suo libro - Il cibo che uccide - :

"La gamma delle frodi alimentari è pressoché illimitata (...) Oltre alle valanghe di cemento dovute al continuo aumento delle aree edificate, mari ed oceani subiscono alluvioni di mortali sostanze chimiche (cromo, cianuri, benzopirene, metilmercurio ecc.) scaricate da grandi industrie e da fognature senza adeguati impianti di depurazione."

Poteva mancare Jacques Cousteau?:

“Il Mediterraneo è un mare che sta morendo a causa dei demenziali inquinamenti apportanti da industrie, petroliere e da fiumi "già cloache prima d’arrivare al mare" (...) Da molto tempo gli ecologi hanno dato l’allarme ma sono considerati Cassandre che nessuno ascolta fino al giorno in cui la profezia si avvera. Il problema è che non possiamo contare né sugl’imprenditori né sugli uomini politici. I primi hanno come orizzonte soltanto la prossima scadenza bancaria ed i secondi soltanto la prossima scadenza elettorale"

Pur essendo un gran lettore di argomenti riguardanti le scienze in generale, qualche anno fa, per caso, mi capitò sotto gli occhi l'avvertimento all'umanità, ideato e promosso dal premio Nobel per la Fisica, HenryW. Kendall, nel 1992 (!).
Dopo averlo letto, rimasi sbalordito perché, nonostante fosse stato sottoscritto da oltre 1700 scienziati, fra i quali la maggior parte premi Nobel, e la materia trattata rivestisse un'enorme importanza per il futuro dell'umanità, non ne era stata data una diffusione adeguata. Tant'è che fino a quel momento non ne avevo saputo nulla. Mi son messo subito alla caccia di analoghe inziative e ne ho scoperte delle belle! Praticamente, di appelli e di avvertimenti fatti da illustri personaggi della comunità scientifica e non, ce ne sono stati diversi, ma tutti regolarmente pressoché ignorati se non, addirittura, sottaciuti o contrastati. Comune denominatore di tali appelli è, fra gli altri, la necessità di cambiare le nostre abitudini in modo da limitare l'inquinamento dell'atmosfera, del suolo e delle acque. Ho scritto limitare, perché al punto in cui siamo non sembra sia possibile fare altro. Sarebbe come tornare all'età della pietra. E qui sta il grosso problema. La Terra è ormai condannata? Speriamo di no. Ma dobbiamo agire subito e ascoltare gli avvertimenti di chi ne sa più di noi. I governi debbono rendersi conto che occorre porre mano a immediati interventi, sia interni che a livello planetario, onde evitare la catastrofe. I miopi interessi economici, che fino a oggi hanno bloccato o limitato ogni valida iniziativa, debbono essere messi da parte. Bisogna far presto. I mutamenti climatici, che tutti ormai vediamo intensificarsi anno dopo anno, sono la prova del costante aumento di energia nell'atmosfera. Scioglimento dei ghiacci, precipitazioni senza precedenti, uragani di forte intensità, etc. sono diventati una costante.

Avvertimento degli scienziati all’umanità, pubblicato il 18 Novembre 1992. Ideato e promosso da Henry W. Kendall.

Premessa

L'uomo e la natura sono in rotta di collisione. Le attività umane danneggiano in modo grave e spesso irreversibile l'ambiente e le risorse essenziali. Molti dei nostri comportamenti, se non poniamo loro argine, mettono a serio rischio il futuro che desideriamo per la società umana e per il regno vegetale e animale, e possono alterare il mondo al punto da renderlo incapace di sostenere la vita così come la conosciamo. Per evitare la collisione alla quale ci stiamo avvicinando, è urgente metter mano a cambiamenti fondamentali.

L'ambiente

L'ambiente è sottoposto a una fortissima pressione.

L'atmosfera

La riduzione dell'ozono stratosferico è pericolosa perché provoca un aumento della radiazione ultravioletta sulla superficie della Terra, che può avere effetti dannosi o letali per molte forme di vita. L'inquinamento atmosferico al livello del suolo e le piogge acide stanno già provocando estesi danni all'uomo, alle foreste e alle coltivazioni.

Le risorse idriche

Lo sfruttamento sconsiderato di un bene esauribile come le acque sotterranee mette in pericolo la produzione di alimenti e altri sistemi umani essenziali. Il forte prelievo di acque superficiali in tutto il mondo ha provocato gravi carenze in circa 80 paesi, nei quali vive il 40 per cento della popolazione mondiale.
L'inquinamento dei fiumi, dei laghi e delle acque sotterranee peggiora ulteriormente la situazione.

Gli oceani

Gli oceani sono sottoposti a una forte pressione, in particolare nelle aree costiere, che soddisfano la maggior parte della domanda mondiale di pesce. Il prelievo marino totale è oggi pari o superiore ai livelli considerati sostenibili. Alcune zone di pesca hanno dato mostra di essere prossime al collasso. I fiumi, che trasportano in mare grandi quantità di suolo eroso, scaricano anche residui industriali, civili, agricoli e zootecnici, parte dei quali tossici.

Il suolo

Il calo della produttività del suolo, che sta provocando l'abbandono generalizzato delle zone rurali, è un frequente effetto collaterale delle attuali pratiche agricole e zootecniche. Dal 1945 a oggi, l'11 per cento della superficie fertile del pianeta si è degradata - un'area più grande dell'India e della Cina messe assieme - e la produzione alimentare pro capite è in diminuzione in molte parti del mondo.

Le foreste

Le foreste pluviali tropicali, come pure le foreste secche tropicali e delle zone temperate, sono in via di rapida distruzione. Al ritmo attuale, alcuni preziosi tipi di foresta saranno scomparsi di qui a qualche anno e la maggior parte delle foreste pluviali tropicali saranno scomparse prima del 2100. Con esse andranno perdute un gran numero di specie vegetali e animali.

Le specie viventi

La scomparsa irreversibile delle specie, che entro il 2100 potrebbe riguardare un terzo di tutte le specie oggi viventi, è particolarmente grave. Stiamo distruggendo le risorse che esse potenzialmente racchiudono - soprattutto per l'ambito farmacologico - e, insieme, il contributo dato dalla diversità genetica delle forme di vita alla robustezza dei sistemi biologici del nostro pianeta e alla sua stupefacente bellezza. Buona parte di questi danni sono irreversibili (almeno in termini di secoli) o permanenti. Altri processi rappresentano ulteriori pericoli. L'aumento nell'atmosfera della concentrazione di gas prodotti da attività umane, tra cui l'anidride carbonica prodotta dall'uso di combustibili fossili e dalla deforestazione, può alterare il clima su scala globale. Le previsioni circa il riscaldamento globale sono ancora incerte - gli effetti stimati variano dal tollerabile al molto grave - ma i rischi potenziali sono molto grandi.
La nostra pesante intromissione nella rete di relazioni interdipendenti che sostiene la vita sulla Terra, assieme ai guasti ambientali prodotti dalla deforestazione, dalla scomparsa delle specie e dai cambiamenti climatici, potrebbe scatenare effetti dannosi su larga scala, compreso il collasso imprevedibile di sistemi biologici cruciali dei quali conosciamo appena le interazioni e la dinamica. L'incertezza circa la portata di questi effetti non può giustificare l'indulgenza o il ritardo nel fronteggiare le minacce.

La popolazione

La Terra è finita. La sua capacità di smaltire rifiuti ed emissioni distruttive è finita. La sua capacità di fornire cibo ed energia è finita. La sua capacità di provvedere a un numero crescente di abitanti è finita. Oggi ci stiamo avvicinando rapidamente a molti di questi limiti. Le attività economiche che attualmente danneggiano l'ambiente, nelle nazioni sviluppate come in quelle sottosviluppate, non possono proseguire senza rischiare di danneggiare in modo irreparabile i sistemi globali che sostengono la vita. La crescita demografica incontrollata sottopone il mondo naturale a pressioni che possono vanificare qualunque sforzo per costruire un futuro sostenibile. Se vogliamo arrestare la distruzione dell'ambiente dobbiamo accettare di porre dei limiti a questa crescita. Secondo una stima della Banca Mondiale, la popolazione mondiale salirà a 12,4 miliardi prima di stabilizzarsi, mentre le Nazioni Unite valutano che il totale definitivo potrebbe ammontare a 14 miliardi, quasi il triplo degli attuali 5,4 miliardi di abitanti. Ma già oggi una persona su cinque vive in assoluta povertà senza avere cibo a sufficienza e una su dieci soffre di grave malnutrizione.
Non restano che una decina d'anni (o al più poche decine) prima che la possibilità di sventare le minacce che abbiamo di fronte venga meno e le speranze dell'umanità si riducano al lumicino.

Che fare

Occorre intervenire simultaneamente in cinque aree connesse in modo inestricabile: dobbiamo porre sotto controllo le attività dannose dal punto di vista ambientale in modo da ripristinare e salvaguardare l'integrità dei sistemi della Terra dai quali dipendiamo.
Dobbiamo, per esempio, sostituire i combustibili fossili con fonti energetiche più benefiche e durevoli, in modo da ridurre l'emissione di gas-serra e l'inquinamento dell'aria e dell'acqua. Deve essere data priorità allo sviluppo di fonti energetiche adeguate alle necessità del Terzo mondo, vale a dire operanti su piccola scala e relativamente facili da usare.
Dobbiamo arrestare la deforestazione, il deterioramento e la perdita delle terre coltivabili, nonché la scomparsa di specie vegetali e animali tanto terrestri quanto marine.
Dobbiamo gestire più efficacemente le risorse essenziali per il benessere umano.
Dobbiamo dare priorità assoluta a un uso efficiente dell'energia, dell'acqua e degli altri materiali, nonché all'incremento delle iniziative di conservazione e di riciclaggio.
Dobbiamo stabilizzare la popolazione, il che sarà possibile solo se tutte le nazioni riconosceranno che ciò richiede un miglioramento delle condizioni economiche e sociali e l'adozione di programmi di pianificazione militare efficaci e volontari.
Dobbiamo ridurre la povertà fino a sradicarla.
Dobbiamo assicurare la parità tra i sessi e garantire alle donne il controllo sulle proprie decisioni riproduttive.

Le nazioni sviluppate devono agire ora

I paesi sviluppati sono oggi i maggiori inquinatori del mondo. Essi debbono ridurre drasticamente i propri consumi in eccesso per attenuare la pressione sulle risorse e sull'ambiente globale. Le nazioni sviluppate hanno l'obbligo di aiutare e sostenere le nazioni in via di sviluppo, perché sono le uniche che dispongano delle risorse economiche e delle conoscenze tecniche necessarie.

Tradurre in pratica questa consapevolezza non è altruismo, ma egoismo illuminato: industrializzati o no, siamo tutti sulla stessa barca. Quando vengono danneggiati i sistemi biologici globali, le conseguenze ricadono su tutte le nazioni. Nessuna nazione può sfuggire ai conflitti scatenati dalla crescente scarsità delle risorse. Per giunta, l'instabilità ambientale ed economica provocherà migrazioni di massa che avranno conseguenze incalcolabili per tutte le nazioni, indipendentemente dal loro grado di sviluppo. Le nazioni in via di sviluppo devono rendersi conto che il deterioramento dell'ambiente è una delle minacce più gravi che incombono su di loro, e che i tentativi di porvi rimedio falliranno a meno di non porre sotto controllo la crescita demografica. Il rischio maggiore è quello di restare intrappolati in una spirale di declino ambientale, povertà e conflitti in fondo alla quale c'è solo il collasso sociale, economico e ambientale. Il successo di questo sforzo globale richiede una drastica riduzione della violenza e delle guerre. Le risorse che oggi servono a preparare e condurre guerre - più di un trilione di dollari all'anno - sono estremamente preziose per questi nuovi compiti e sarebbe bene che fossero messe a disposizione di queste nuove sfide. E' necessaria una nuova etica: è nostra responsabilità prenderci cura di noi stessi e della Terra e non dobbiamo dimenticarcene. Dobbiamo riconoscere che la capacità della Terra di provvedere ai suoi abitanti è limitata. Dobbiamo riconoscere la sua fragilità. Non dobbiamo più permettere che venga devastata. Questa etica deve animare un grande movimento, che convinca i leader riluttanti, i governi riluttanti e gli stessi popoli riluttanti ad attuare i cambiamenti necessari.

Nel lanciare questo avvertimento, noi scienziati speriamo che la nostra voce sia ascoltata in tutto il mondo.

Seguono circa 1700 firme di scienziati di tutto il mondo, fra cui parecchi premi Nobel.

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