lunedì 5 aprile 2010

ALLARME ESTINZIONI

Adesso lasciamo stare le "Cassandre" di qualche decennio fa  e vediamo intanto cosa è successo.
Inutile parlarvi degli ultimi eventi climatici relativi all'autunno e all'inverno appena trascorsi. Abbiamo potuto constatare direttamente i danni causati in tutto il mondo dall'aumento energetico dell'atmosfera e dalle ferite che abbiamo inflitto alla Natura. Vi riporto le ultime "belle" notizie riportate qua e là dagli organi di stampa.

 (sintesi di fine marzo 2010)


Dieci specie di animali “simbolo” della biodiversità sono a rischio estinzione: l’orso polare, i pinguini, l’ elefante africano, le tartarughe marine, le tigri delle paludi del Sunderbans, balene e i delfini, oranghi, albatros, canguri e barriere coralline. Il WWF ha disegnato una mappa degli effetti del cambiamento climatico sugli animali, in vista dell’ evento mondiale Earth Hour del 28 marzo, quando il mondo per un’ ora spegnerà le luci. Il wwf ha commissionato uno studio degli impatti possibili che i cambiamenti climatici avranno sulle specie più conosciute al mondo, attingendo dalle ultime pubblicazioni scientifiche. I risultati? Sconvolgenti…

GLI EFFETTI DEL CLIMA SUGLI ANIMALI

l 90% dei coralli della Grande Barriera Corallina potrebbe scomparire entro il 2050, lo stesso vale per il 75% dei pinguini di Adelia dell’Antartico. Gli orsi polari potrebbero essere spazzati via del tutto entro la fine di questo secolo.
“Se non interveniamo subito – afferma il Wwf – le temperature globali supereranno la soglia pericolosa dei 2 gradi in più rispetto alle temperature dell’epoca preindustriale, e molte specie, compreso l’uomo, saranno minacciate“.

LA SOGLIA DEI DUE GRADI CENTIGRADI

In particolare, con un aumento di 2 gradi, il 50% dei pinguini imperatore e il 75% di quelli di Adelia è destinato a diminuire o scomparire. Intanto si riducono gli spazi vitali delle mangrovie dove vivono le tigri delle paludi delle Sunderbans, già ridotte negli ultimi 100 anni a solo 4.000 esemplari. “Sarebbe un mondo triste e più povero senza gli equilibri dinamici essenziali che garantiscono anche la vita umana“, ha dichiarato Fulco Pratesi, Presidente onorario del Wwf Italia.

UNA MINACCIA GLOBALE

I cambiamenti climatici sono una minaccia globale: l’orso polare, i pinguini, l’elefante africano, le tartarughe marine, le tigri delle paludi del Sunderbans, le balene e i delfini, gli oranghi, gli albatross, i canguri e le barriere coralline come simbolo della biodiversità a rischio.
I molteplici effetti dei cambiamenti climatici sui diversi ambienti del pianeta si incrociano e si potenziano reciprocamente creando per le specie un mix di minacce di proporzioni enormi.

MENO RISORSE DEL MARE

Si riducono anche le risorse alimentari marine per effetto delle correnti oceaniche stravolte.
A rischio, dunque, per un incrocio di fattori negativi balene, capodogli, delfini. Dai mari traggono cibo anche i pinguini imperatori e i pinguini di Adelia: delle 19 specie di pinguini 11 sono minacciate di estinzione. Con un aumento di 2 gradi il 50% dei pinguini imperatore e il 75% di quelli di Adelia è destinato a diminuire o scomparire.

LE TARTARUGHE MARINE

Anche le tartarughe marine vivono una crisi tutta particolare: c’ é un totale squilibrio tra maschi e femmine. Per gli orsi polari i numeri sono particolarmente drammatici: con l’incremento delle temperature fino a 5 gradi nell’ Artico negli ultimi 100 anni, sta scomparendo l’ habitat vitale per questi predatori e le loro prede. Effetto-clima anche sugli uccelli marini più grandi del pianeta, gli Albatross, particolarmente fedeli ai loro nidi e dunque maggiormente a rischio quando si tratta di isole antartiche remote come le Macquarie, Mewstone e Pedra Bianca.

ANSA AMBIENTE
28 MARZO 2010
AMBIENTE: DA ALPI A MEDITERRANEO, NATURA EUROPA IN CRISI/ANSA

BRUXELLES - Dai ghiacciai delle Alpi che si ritirano pericolosamente al Mediterraneo sotto pressione: la natura in Europa e' sempre piu' in crisi. A scattare la fotografia del fenomeno e' l'Agenzia europea dell'Ambiente nel nuovo rapporto 'Segnali ambientali 2010', attraverso dati e testimonianze. A dare l'allarme sono innanzitutto i segnali forniti da piccoli animali, come api e farfalle. Nel corso degli ultimi vent'anni, le farfalle in Europa sono diminuite del 60%, mentre diverse specie di api selvatiche si sono gia' estinte in molte regioni, mentre in tutto il mondo le popolazioni sono decimate, a causa di pesticidi, acari, malattie. Da queste ultime dipende molto: ''Nell'alimentazione umana un boccone su tre dipende dall'impollinazione'' ricorda Nicolas Perritaz, ricercatore svizzero con l'hobby dell'apicoltura. Intanto le Alpi, dalle quali dipende il 40% dell'acqua dolce d'Europa, soffrono di un aumento di 2 gradi delle temperature solo nell'ultimo secolo, il doppio rispetto alla media globale. ''Le montagne di norma si trasformano lentamente, ma qui, nelle Alpi, i mutamenti si notano quasi a ogni cambio di stagione'' spiega Sebastian Montaz, guida alpina francese. ''Negli ultimi cinque anni - racconta - non e' stato possibile fare ascensioni miste, cioe' con tratti su neve e ghiaccio, a giugno e luglio. Ora le condizioni non sono sicure fino alla fine di settembre''. ''I cambiamenti climatici significano incertezza'' afferma Gerhard Kuschnig, responsabile della protezione delle acque di sorgente presso l'acquedotto municipale di Vienna, citta' che protegge le sue fonti da oltre 130 anni. Per due milioni di persone fra Vienna, Graz e zone limitrofe infatti, l'oro blu dipende dalle Alpi austriache. Altro fronte di degrado e' quello del suolo: una perdita minima pari allo 0,1% del carbonio emesso in atmosfera dai suoli europei equivale alle emissioni prodotte da 100 milioni di auto in piu' sulle strade, circa la meta' del parco auto esistente nell'Ue. Purtroppo ''Spagna, Portogallo, Francia meridionale, Grecia e Italia meridionale sono colpite dalla desertificazione'' afferma il ricercatore spagnolo Jose' Luis Rubio, con un impatto evidente su produzione agricola, costi di alluvioni e frane. Non va meglio il capitolo che riguarda il mare, sempre piu' sotto pressione. Il pescatore turco Saim Erol, al confine fra Europa e Asia, dice che nel giro di vent'anni ''il mare e' cambiato'' e di fatto le reti sono sempre piu' vuote. Secondo il professor Nuran Unsal, dell'Universita' di Istanbul, sempre meno pesci migrano attraverso gli stretti turchi, a causa di ''variazioni della temperatura dell'acqua e dei venti stagionali, cruciali per le necessarie correnti''. Ma e' la pesca eccessiva la principale responsabile della mancanza di pesce. In Europa, nell'Atlantico nord-orientale, Baltico e Mediterraneo, quasi nove stock commerciali su dieci sono soggetti a sovrasfruttamento. Solo negli ultimi dieci anni, le catture nell'Ue sono diminuite di un terzo e per soddisfare la domanda, circa due terzi del pesce viene importato. Intanto in Europa il 75% della popolazione vive in citta', cifra che raggiungera' l'80% del 2020. I centri urbani in Europa consumano il 69% dell'energia e sono responsabili della maggior parte delle emissioni di gas serra. Per questo Jacqueline Mc Glade, direttrice dell'Agenzia europea per l'ambiente, pensa a costruire le ''citta' del futuro'', con illuminazione da luce naturale, orti e giardini verticali, trasporti intelligenti ed energia pulita. Insomma, ''ecosistemi urbani'' all'avanguardia, come quello progettato per un quartiere di Amsterdam: in caso di innalzamento del mare, la casa mobile puo' cambiare ormeggio e alzarsi e abbassarsi insieme all'acqua.

Care amiche e amici lascio a voi i commenti...

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