lunedì 8 novembre 2010

IL MIO PRIMO VIDEO

Eccovi un primo video su "Bip", spero farne seguire un altro in cui illustrerò personalmente il romanzo e le sue motivazioni.

venerdì 30 aprile 2010

NON E' VERO CHE LA TERRA STA MORENDO

Commentando con una mia amica, laureata in Scienze della Terra e giornalista nel campo scientifico, il gravissimo disastro ecologico dovuto all’esplosione del pozzo di petrolio sottomarino che interesserà per prime le aree costiere della Louisiana, del Texas, dell'Alabama, del Mississippi e della Florida, il discorso non poteva non includere il titolo del mio blog: “Bip… La Terra sta morendo”. La conversazione si è poi spostata sul confronto fra la nostra esistenza e quella del nostro Pianeta, cogliendone l’evidente disparità. L’uomo si è appena affacciato sullo scenario dell’Universo, mentre la Terra gira attorno al Sole da oltre quattro miliardi di anni. In questo enorme lasso di tempo, immani catastrofi di ogni genere hanno dato il via a situazioni ambientali fra le più disparate, molte delle quali pur ospitando la vita, sarebbero state impossibili per la nostra e per quella di quasi tutte le specie oggi viventi. Ciò significa che le variazioni ambientali, per quanto estreme, non rappresentano una qualche minaccia per la Terra, bensì per i suoi abitanti. Possiamo ben constatare, infatti, che il nostro Pianeta è al meglio del suo stato di salute. I continui sfoghi dei suoi vulcani sanno di foruncolosi adolescenziale. I terremoti, la deriva dei continenti e i moti convettivi del suo magma provano che i suoi sistemi, cutaneo e circolatorio, sono tuttora decisamente giovanili. Inoltre, ha già dimostrato di avere una costituzione robustissima: l’ultimo incidente capitatole solo 65 milioni di anni fa (cosa vuoi che siano per lei alcune decine di milioni di anni!) per l’impatto con un asteroide o una cometa, non le ha prodotto che una piccola escoriazione rimarginatasi magnificamente. Anche se buona parte delle specie allora viventi (compresi i dinosauri) scomparve, per quelle riuscite a sopravvivere essa offrì subito nuove possibilità evolutive. Purtroppo, ne approfittò anche un nuovo essere autodefinitosi “intelligente” perché capace di inventare, di astrarre e di interrogarsi su se stesso e su ciò che lo circonda. Ma si sa, nessuno è perfetto e il nuovo arrivato dimostrò subito la sua vera indole cominciando a togliere di mezzo persino i suoi simili, anche se per il semplice fine di appropriarsi delle loro ricchezze. Una volta sperimentato che la legge del più forte dava ottimi risultati, ne fece la sua regola maestra. Tant’è che la sua storia è costellata di guerre e genocidi. Sempre più ingordo e ringalluzzito dai successi raggiunti, ha cominciato a violentare persino la Natura, convinto di avere le capacità per sottometterla. Si arroga il potere e il diritto di inquinare, deforestare e saccheggiare, depauperando ogni risorsa, nella presunzione che saprà trovare le soluzioni agli eventuali problemi che man mano dovessero presentarsi. Non ha mai capito, invece, di comportarsi come un virus che, nell’uccidere chi lo ospita, finisce per eliminare anche se stesso.
A nulla sono valsi i continui appelli degli scienziati; gli evidenti mutamenti climatici; il susseguirsi di disastri; il rischio di estinzione e/o la scomparsa definitiva di intere specie di animali e di piante. La legge del profitto prevale su ogni cosa. Una legge miope perché non riesce a vedere oltre l’oggi, perché non gliene frega di come lasciamo la Terra ai nostri figli. Sono sicuro che se per caso si scoprisse qualcosa di non inquinante e di alternativa al petrolio, i sacerdoti della legge del profitto ce la terrebbero ben nascosta. Gli imperi economici derivanti dall’oro nero sono inimmaginabili e altrettanto inimmaginabili sarebbero le conseguenze di una loro caduta. La legge del profitto impone di raggiungere i massimi benefici economici col minimo dei costi. E fra i costi, i più onerosi, ci sono quelli che riguardano la prevenzione e la sicurezza… Se al minimizzare tali spese (se non addirittura alla loro cancellazione) aggiungiamo l’imprevedibile, l’errore umano e l’ignoranza, ecco che il disastro esplode con tutta la sua cieca veemenza.
I nostri governanti conoscono bene questo stato di cose, ma si voltano da un’altra parte. E’ il potere economico che li manovra e li sostiene, e spesso ne fanno parte direttamente.
Nel frattempo l’energia del Sole lentamente immagazzinata nel sottosuolo durante milioni di anni, sotto forma di idrocarburi, continua a essere liberata (assieme all’anidride carbonica sviluppata dalla loro combustione) nel volgere di tempi proporzionalmente irrisori. Basta qualche rudimento di termodinamica e di fisica atmosferica per rendersi conto di cosa ciò comporti. Ma si sa, la Fisica non è mai stata una materia molto amata dagli studenti, tanto meno dai nostri politici i quali fanno già grande fatica a districarsi fra le materie di loro pertinenza.
Cina, India e prossimi altri paesi emergenti (tra l’altro con popolazioni numerosissime) affacciandosi, com’è giusto e prevedibile, sul mondo economico e produttivo, correranno anch’essi verso il consumismo sfrenato e quindi abbisogneranno di ulteriori immense risorse energetiche, quali che esse siano, e si uniranno al banchetto mondiale. I risultati ve li lascio immaginare.
Come fermare tutto ciò? La risposta a questa domanda contiene la soluzione al più grande problema della storia dell’umanità e non sembra che esistano alternative facilmente praticabili. Nel frattempo potremmo raggiungere, se già non l’abbiamo fatto, il punto di non ritorno (che nessuno sa dove collocare) e ogni sforzo per rimediare potrebbe risultare inutile o inattuabile.
Quindi mi debbo contraddire: la Terra non sta morendo. Ancora ne ha per almeno 5 miliardi di anni, prima di ritornare nel grembo della stella che l‘ha partorita. E’ la NOSTRA Terra che sta morendo, quella che appena l’altro ieri aveva ancora cieli trasparenti e mari puliti, acque cristalline sgorganti da sorgenti immacolate, immense e smaglianti foreste, ricche di tante varietà di animali e di vegetazione. Quella che aveva le quattro stagioni. Per lei è indifferente se gli oceani diverranno color cacca e se i cieli conterranno fetide atmosfere. Né tantomeno le importa se andremo a farci fottere. Lei continuerà ad accogliere e nutrire i nuovi arrivati che ci sostituiranno. Già li vedo accoccolati su una spiaggia mentre, accarezzati da una calda brezza di anidride carbonica, indagano sull’orizzonte di un, per loro meraviglioso, mare di merda.

sabato 17 aprile 2010

Da questo momento in poi non riporterò ulteriori notizie sul degrado del nostro Pianeta. Ritengo che quanto già elencato possa bastare e che voi, visto che seguite questo blog , siate già abbastanza edotti sull’argomento. Scienziati di grande rilievo ormai da lungo tempo espongono a chiare lettere la loro opinione (Vedi p.e. l’appello di Kendall). Ora tocca a noi, ai governanti, agli uomini di buona volontà.


Ho pensato di contribuire improvvisandomi autore e ho scritto ”Bip”, un romanzo che non ha grandi pretese, tanto meno letterarie e che, data la mia condizione di sconosciuto, è destinato a essere escluso dalla grande diffusione. Mi accontento e, se chi lo legge lo farà girare, avrà di già esaudito il mio intendimento. Ovviamente, la casa editrice che l’ha pubblicato (Kimerik) è fra quelle piccole e misconosciute. Come tale ha non poche difficoltà nella distribuzione. Il libro è infatti più facilmente reperibile su Internet che in una libreria. Chi fosse interessato farà meglio, comunque, a ordinarlo direttamente alla casa editrice stessa.

Ma di che tratta? In sintesi, di ciò che potrebbe avvenire nei prossimi cinquant’anni se non cambiamo rotta. Faccio vivere al protagonista le contraddizioni di un’Umanità che, pur avendo la possibilità di vivere il doppio, si scontra con le problematiche insite in tale conquista e sovrapposte a quelle derivanti dal surriscaldamento del Pianeta, dalla limitatezza delle risorse, dalla sovrappopolazione e dall’inquinamento. Il tutto condito da varie dis/avventure e momenti di pura adrenalina. Il successo inaspettato e i commenti che ho finora ricevuto sono lusinghieri e mi ripagano della fatica nonché del tempo sottratto ai miei familiari.
Ciao a tutti!

mercoledì 14 aprile 2010

Aumento della temperatura in Spagna

E' di oggi il comunicato ANSA che segue. Una delle tante prove che il surriscaldamento del Pianeta, purtroppo, procede più velocemente di quanto ci si aspettava.

(ANSA) - MADRID, 13 APR - Negli ultimi tre decenni la Spagna si e' surriscaldata a un ritmo un 50% maggiore di quello del resto dell'emisfero nord. Ed e' quasi tre volte superiore a quello della media mondiale. Lo riferisce un rapporto ufficiale realizzato da 120 scienziati spagnoli citato da El Mundo. Il rapporto, che ha raccolto tutti i dati scientifici pubblicati finora sulla Spagna, segnala che tra il 1901 ed il 2005 la temperatura si e' innalzata a un ritmo di 0,13 gradi a decennio.

giovedì 8 aprile 2010

Un saluto alle rondini

Purtroppo uno degli obbiettivi che si prefigge questo blog è di tenere aggiornati i lettori sui guasti che abbiamo provocato al nostro Pianeta (e continuiamo a provocare). Le brutte notizie, infatti, si susseguono con ritmo incessante e non possono destare che tristezza, se non apprensione. Lo so, non è affatto piacevole e verrebbe voglia di girare il capo dall’altra parte, così come fanno in molti. Però una cosa è voltarsi momentaneamente per evitare il raccapriccio, un’altra è farlo per ignorare il problema. Oggi , dopo api, farfalle, etc., apprendiamo del declino delle rondini.
Già l’anno scorso avevo notato che non erano più tornate sotto il tetto di un portico di casa mia. L’anno precedente le avevo seguite con simpatia fin dalla costruzione del loro nido. Certo, mi sporcavano il muro e il pavimento coi loro escrementi, nelle innumerevoli e instancabili tornate quotidiane, ma l’avevo accettato e non ci facevo ormai più caso. Avevamo imbastito un buon rapporto e potevo restare comodamente sulla sdraio, senza che la mia presenza le turbasse in alcun modo. Potevo osservare le testoline dei loro nati che si sporgevano dal nido, mentre ci scrutavamo nell’attesa delle imminenti imbeccate. Col maschio la sera ci lasciavamo, io chiudevo gli infissi e lui già appollaiato a poca distanza da me sulla sommità dell’applique sopra la persiana. Nel nido non c’era posto pure per lui. Mi seguiva con lo sguardo, ma non mostrava paura. Poco prima della loro partenza, osservavo con gioia le lezioni di volo dei piccoli, sostenuti amorevolmente dalle ali dei genitori. Poi non sono più tornate. Né credo torneranno per questa primavera.

Ma ecco la notizia:

(ANSA) - ROMA, 7 APR - Arrivano le rondini, nel segno della tecnologia: un mini geolocator permettera' di seguire il loro viaggio, a fine estate, verso l'Africa. Sono circa 200 gli esemplari con microspia, nell'ambito del progetto, che le seguira' per studiare l'effetto delle variazioni climatiche sulla loro riproduzione. In Italia, la rondine e' in declino: in pianura Padana, sono calate fino al 50% negli ultimi decenni. Per il loro ritorno sono previste una serie di misure che coinvolgono anche gli agricoltori.

martedì 6 aprile 2010

UN ALTRO TRISTE TASSELLO

Con grande tristezza ho letto proprio oggi un nuovo comunicato:

(ANSA) - ASTANA 5 APR 2010 - Il disseccamento del lago d'Aral e' uno dei piu' terribili disastri ecologici al mondo,ha detto il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. Oggi Ban Ki-moon ha sorvolato in elicottero il bacino in disseccamento. 'E' stato scioccante - ha commentato dopo l'atterraggio a Nukus, sul lato uzbeko dell'Aral, la riva sud dove la catastrofe e' piu' avanzata rispetto al lato nord, in territorio kazako - mi ha profondamente impressionato. E' molto triste che questo potente mare sia scomparso'. 

Che dire?
Come immaginare le ripercussioni di tale immane disatro sull'ambiente circostante e, infine, su tutto il pianeta? Come non pensare alla catastrofe che colpirà l'ecosistema locale e quello da esso dipendente?
Sono sicuro che anche questa volta i media più seguiti non spenderanno alcuno spazio per questa notizia (meglio il gossip...). E già. La gente non deve preoccuparsi, non deve essere pessimista. Chi parla di queste cose è un disfattista, un catastrofista, un comunista... Ci vogliono tutti ubriachi di nulla.
Non trovo altre parole.  

lunedì 5 aprile 2010

ALLARME ESTINZIONI

Adesso lasciamo stare le "Cassandre" di qualche decennio fa  e vediamo intanto cosa è successo.
Inutile parlarvi degli ultimi eventi climatici relativi all'autunno e all'inverno appena trascorsi. Abbiamo potuto constatare direttamente i danni causati in tutto il mondo dall'aumento energetico dell'atmosfera e dalle ferite che abbiamo inflitto alla Natura. Vi riporto le ultime "belle" notizie riportate qua e là dagli organi di stampa.

 (sintesi di fine marzo 2010)


Dieci specie di animali “simbolo” della biodiversità sono a rischio estinzione: l’orso polare, i pinguini, l’ elefante africano, le tartarughe marine, le tigri delle paludi del Sunderbans, balene e i delfini, oranghi, albatros, canguri e barriere coralline. Il WWF ha disegnato una mappa degli effetti del cambiamento climatico sugli animali, in vista dell’ evento mondiale Earth Hour del 28 marzo, quando il mondo per un’ ora spegnerà le luci. Il wwf ha commissionato uno studio degli impatti possibili che i cambiamenti climatici avranno sulle specie più conosciute al mondo, attingendo dalle ultime pubblicazioni scientifiche. I risultati? Sconvolgenti…

GLI EFFETTI DEL CLIMA SUGLI ANIMALI

l 90% dei coralli della Grande Barriera Corallina potrebbe scomparire entro il 2050, lo stesso vale per il 75% dei pinguini di Adelia dell’Antartico. Gli orsi polari potrebbero essere spazzati via del tutto entro la fine di questo secolo.
“Se non interveniamo subito – afferma il Wwf – le temperature globali supereranno la soglia pericolosa dei 2 gradi in più rispetto alle temperature dell’epoca preindustriale, e molte specie, compreso l’uomo, saranno minacciate“.

LA SOGLIA DEI DUE GRADI CENTIGRADI

In particolare, con un aumento di 2 gradi, il 50% dei pinguini imperatore e il 75% di quelli di Adelia è destinato a diminuire o scomparire. Intanto si riducono gli spazi vitali delle mangrovie dove vivono le tigri delle paludi delle Sunderbans, già ridotte negli ultimi 100 anni a solo 4.000 esemplari. “Sarebbe un mondo triste e più povero senza gli equilibri dinamici essenziali che garantiscono anche la vita umana“, ha dichiarato Fulco Pratesi, Presidente onorario del Wwf Italia.

UNA MINACCIA GLOBALE

I cambiamenti climatici sono una minaccia globale: l’orso polare, i pinguini, l’elefante africano, le tartarughe marine, le tigri delle paludi del Sunderbans, le balene e i delfini, gli oranghi, gli albatross, i canguri e le barriere coralline come simbolo della biodiversità a rischio.
I molteplici effetti dei cambiamenti climatici sui diversi ambienti del pianeta si incrociano e si potenziano reciprocamente creando per le specie un mix di minacce di proporzioni enormi.

MENO RISORSE DEL MARE

Si riducono anche le risorse alimentari marine per effetto delle correnti oceaniche stravolte.
A rischio, dunque, per un incrocio di fattori negativi balene, capodogli, delfini. Dai mari traggono cibo anche i pinguini imperatori e i pinguini di Adelia: delle 19 specie di pinguini 11 sono minacciate di estinzione. Con un aumento di 2 gradi il 50% dei pinguini imperatore e il 75% di quelli di Adelia è destinato a diminuire o scomparire.

LE TARTARUGHE MARINE

Anche le tartarughe marine vivono una crisi tutta particolare: c’ é un totale squilibrio tra maschi e femmine. Per gli orsi polari i numeri sono particolarmente drammatici: con l’incremento delle temperature fino a 5 gradi nell’ Artico negli ultimi 100 anni, sta scomparendo l’ habitat vitale per questi predatori e le loro prede. Effetto-clima anche sugli uccelli marini più grandi del pianeta, gli Albatross, particolarmente fedeli ai loro nidi e dunque maggiormente a rischio quando si tratta di isole antartiche remote come le Macquarie, Mewstone e Pedra Bianca.

ANSA AMBIENTE
28 MARZO 2010
AMBIENTE: DA ALPI A MEDITERRANEO, NATURA EUROPA IN CRISI/ANSA

BRUXELLES - Dai ghiacciai delle Alpi che si ritirano pericolosamente al Mediterraneo sotto pressione: la natura in Europa e' sempre piu' in crisi. A scattare la fotografia del fenomeno e' l'Agenzia europea dell'Ambiente nel nuovo rapporto 'Segnali ambientali 2010', attraverso dati e testimonianze. A dare l'allarme sono innanzitutto i segnali forniti da piccoli animali, come api e farfalle. Nel corso degli ultimi vent'anni, le farfalle in Europa sono diminuite del 60%, mentre diverse specie di api selvatiche si sono gia' estinte in molte regioni, mentre in tutto il mondo le popolazioni sono decimate, a causa di pesticidi, acari, malattie. Da queste ultime dipende molto: ''Nell'alimentazione umana un boccone su tre dipende dall'impollinazione'' ricorda Nicolas Perritaz, ricercatore svizzero con l'hobby dell'apicoltura. Intanto le Alpi, dalle quali dipende il 40% dell'acqua dolce d'Europa, soffrono di un aumento di 2 gradi delle temperature solo nell'ultimo secolo, il doppio rispetto alla media globale. ''Le montagne di norma si trasformano lentamente, ma qui, nelle Alpi, i mutamenti si notano quasi a ogni cambio di stagione'' spiega Sebastian Montaz, guida alpina francese. ''Negli ultimi cinque anni - racconta - non e' stato possibile fare ascensioni miste, cioe' con tratti su neve e ghiaccio, a giugno e luglio. Ora le condizioni non sono sicure fino alla fine di settembre''. ''I cambiamenti climatici significano incertezza'' afferma Gerhard Kuschnig, responsabile della protezione delle acque di sorgente presso l'acquedotto municipale di Vienna, citta' che protegge le sue fonti da oltre 130 anni. Per due milioni di persone fra Vienna, Graz e zone limitrofe infatti, l'oro blu dipende dalle Alpi austriache. Altro fronte di degrado e' quello del suolo: una perdita minima pari allo 0,1% del carbonio emesso in atmosfera dai suoli europei equivale alle emissioni prodotte da 100 milioni di auto in piu' sulle strade, circa la meta' del parco auto esistente nell'Ue. Purtroppo ''Spagna, Portogallo, Francia meridionale, Grecia e Italia meridionale sono colpite dalla desertificazione'' afferma il ricercatore spagnolo Jose' Luis Rubio, con un impatto evidente su produzione agricola, costi di alluvioni e frane. Non va meglio il capitolo che riguarda il mare, sempre piu' sotto pressione. Il pescatore turco Saim Erol, al confine fra Europa e Asia, dice che nel giro di vent'anni ''il mare e' cambiato'' e di fatto le reti sono sempre piu' vuote. Secondo il professor Nuran Unsal, dell'Universita' di Istanbul, sempre meno pesci migrano attraverso gli stretti turchi, a causa di ''variazioni della temperatura dell'acqua e dei venti stagionali, cruciali per le necessarie correnti''. Ma e' la pesca eccessiva la principale responsabile della mancanza di pesce. In Europa, nell'Atlantico nord-orientale, Baltico e Mediterraneo, quasi nove stock commerciali su dieci sono soggetti a sovrasfruttamento. Solo negli ultimi dieci anni, le catture nell'Ue sono diminuite di un terzo e per soddisfare la domanda, circa due terzi del pesce viene importato. Intanto in Europa il 75% della popolazione vive in citta', cifra che raggiungera' l'80% del 2020. I centri urbani in Europa consumano il 69% dell'energia e sono responsabili della maggior parte delle emissioni di gas serra. Per questo Jacqueline Mc Glade, direttrice dell'Agenzia europea per l'ambiente, pensa a costruire le ''citta' del futuro'', con illuminazione da luce naturale, orti e giardini verticali, trasporti intelligenti ed energia pulita. Insomma, ''ecosistemi urbani'' all'avanguardia, come quello progettato per un quartiere di Amsterdam: in caso di innalzamento del mare, la casa mobile puo' cambiare ormeggio e alzarsi e abbassarsi insieme all'acqua.

Care amiche e amici lascio a voi i commenti...
BIP... LA TERRA STA MORENDO.
DOMENICA 4 APRILE 2010

Care amiche e amici,
ho aperto questo blog per chi, interessato ai problemi ambientali e ai mutamenti climatici, volesse approfondire l'argomento e dire la sua opinione su quanto sta avvenendo nel mondo. Tante voci si accavallano nel voler dare una spiegazione al surriscaldamento del Pianeta. Ci sono scienziati convinti che dipenda da cause naturali (cicli che si ripresentano nella storia della Terra). Altri che invece danno la colpa alle disinvolte (direi meglio: incoscienti) attività dell'uomo.
Io sarò di parte e, propendendo per la seconda ipotesi, riporterò quelle pubblicazioni che a mio parere sono le più chiarificatrici.

Oltretutto sono proprio tali letture che mi hanno spinto a scrivere il mio primo romanzo "Bip", con il preciso scopo di lanciare un messaggio a chi ancora non si è reso conto di quanto ogni nostra scelta possa influire sullo stato di salute della Terra e sul futuro dell'Umanità. In "Bip" ho incluso anche, romanzandole, le problematiche che sorgerebbero dalle manipolazioni del corredo genetico umano, con particolare riferimento al possibile prolungamento della vita umana, se non al suo raddoppio. Mi sono accorto, infatti, che molti non riflettono sul fatto che potendo arrivare a vivere fino a 160 anni, in questi rimarrebbero comunque (e in proporzione) le fasi della fanciullezza, della giovinezza, della maturità e della vecchiaia. Quali sarebbero i problemi per chi vive una doppia fanciullezza e una doppia vecchiaia? Certo si raddoppierebbero anche i tempi della giovinezza e della maturità, ma...
Da quando iniziai a scrivere "Bip" (2003) a oggi ho potuto constatare che quanto da me ipotizzato, anche se ovviamente non del tutto, cominciava a delinearsi nella realtà di tutti i giorni. Quello che attualmente mi ha turbato non poco, a parte la verifica dell'aumento energetico nell'atmosfera oltre ogni mia aspettativa, è avere letto una notizia che vi riporto nella parti che più ci riguardano:

Il Mattino di Padova - 15 marzo 2010 pagina 3 sezione ATTUALITA'

MILANO. Promettere l'immortalità è decisamente azzardato però Silvio Berlusconi e don Luigi Verzè, che oggi ha compiuto 90 anni, un sogno sono in grado di darlo: quanto prima la durata della vita sarà di 120 anni con una qualità superiore all'attuale. L'idea di un centro ricerca che si ponga come obiettivo l'allungamento della vita era stata lanciata tempo fa proprio dal Cavaliere ma nel corso della festa di compleanno del fondatore del San Raffaele è stata ufficializzata. Il centro di ricerca sorgerà a Verona, città natale di don Luigi Verzè (...)
Gli studiosi del San Raffaele hanno già iniziato studi specifici e Berlusconi ha spiegato che il progetto sarà portato avanti anche attraverso gli studi sulle staminali (...)

Avevo, in passato, leggiucchiato qualcosa sull'argomento e l'avvenuta mappatura del genoma umano mi aveva sollecitato nella fantasia la possibile realizzazione di tale antico sogno dell'uomo. Ma l'avevo collocata in un futuro alquanto lontano. Mai avrei creduto che i tempi si accorciassero così tanto...
Ma torniamo alle motivazioni che hanno suscitato in me la voglia di scrivere "Bip"
Approfondendo le ricerche mi imbattei in un articolo (risalente addirittura agli anni '70) del famoso ecologo americano Barry Commoner, direttore del Center for the Biology of Natural Systems, è considerato uno dei padri del movimento ambientalista moderno. Biologo, ecologo, uno degli autori più significativi della sinistra ecopacifista internazionale.
Tra le sue opere: Il cerchio da chiudere, Garzanti; La tecnologia del
profitto, Editori Riuniti; La povertà del potere, Garzanti; Ecologia e
lotte sociali, Feltrinelli (con Virgilio Bettini); La politica dell’energia,
Garzanti; Se scoppia la bomba, Editori Riuniti; Far pace col pianeta,
Garzanti:
"Sia la dottrina economica capitalistica sia quella socialista si sono sviluppate senza evidentemente tener conto del capitale biologico rappresentato dall’ecosistema. Di conseguenza nessuno dei due regimi ha finora elaborato misure in grado di adeguare le proprie strutture economiche agl’imperativi dell’ambiente naturale. Nessuno dei due regimi è preparato ad affrontare le crisi ambientali... L’attuale sistema di produzione è autodistruttivo: l’attuale andamento dell’Umanità sembra avere come fine il suicidio... La tanto decantata "civiltà dei consumi", fondata sulla moderna tecnologia, ha comportato distruzioni ambientali nei Paesi sviluppati e pressioni demografiche nei Paesi in via di sviluppo".

A Commoner seguì subito il russo Boris Komarov: "...nel saccheggio e nella distruzione della Natura l’Urss è forse in ritardo rispetto agli Usa ed all’Europa ma già supera i Paesi occidentali nel ritmo del massacro".

Samuel Mines, scienziato americano, si unisce al coro:

"Una tecnologia ottusa sta rendendo questo Pianeta pericoloso per tutte le forme viventi. Uomo incluso. Legato alla frenetica e sfrenata produzione, imposta dal Mondialismo all’intera Umanità, in un solo quarto di secolo (1946-1971) sono stati decuplicati i livelli dell’inquinamento nei Paesi industrializzati. Le generazioni del dopoguerra presentano stronzio 90 nelle ossa, iodio 131 nella tiroide, Ddt nei grassi, polvere di carbone e di amianto nei polmoni. Specifichiamo che stronzio 90 e iodio 131, derivati da processi nucleari, sono elementi radioattivi che causano tumori, malformazioni, alterazioni genetiche e morti premature. Anche il noto Ddt, le polveri di carbone e di amianto, i sempre più diffusi scarichi delle automobili e delle industrie (ossido di carbonio, anidride solforosa, piombo ecc.) sono tutte sostanze nocive, cancerogene. Negli ultimi decenni le combustioni, su cui si regge l’attuale società consumistica, hanno causato un aumento del 10% dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera. Poiché la dispersione del calore terrestre è ostacolata dall’eccesso di anidride carbonica, è prevedibile che la temperatura del nostro Pianeta aumenterà causando cataclismi tra cui la fusione dei ghiacci polari con relativo aumento del livello degli oceani che sommergerebbero tutte le zone costiere. Un preavviso di tale catastrofe è dato dal sempre più visibile regresso dei ghiacciai delle Alpi, dell’Himalaya, del Karakorum, delle Ande e delle Calotte polari."

Segue Ralph Nader sul suo libro - Il cibo che uccide - :

"La gamma delle frodi alimentari è pressoché illimitata (...) Oltre alle valanghe di cemento dovute al continuo aumento delle aree edificate, mari ed oceani subiscono alluvioni di mortali sostanze chimiche (cromo, cianuri, benzopirene, metilmercurio ecc.) scaricate da grandi industrie e da fognature senza adeguati impianti di depurazione."

Poteva mancare Jacques Cousteau?:

“Il Mediterraneo è un mare che sta morendo a causa dei demenziali inquinamenti apportanti da industrie, petroliere e da fiumi "già cloache prima d’arrivare al mare" (...) Da molto tempo gli ecologi hanno dato l’allarme ma sono considerati Cassandre che nessuno ascolta fino al giorno in cui la profezia si avvera. Il problema è che non possiamo contare né sugl’imprenditori né sugli uomini politici. I primi hanno come orizzonte soltanto la prossima scadenza bancaria ed i secondi soltanto la prossima scadenza elettorale"

Pur essendo un gran lettore di argomenti riguardanti le scienze in generale, qualche anno fa, per caso, mi capitò sotto gli occhi l'avvertimento all'umanità, ideato e promosso dal premio Nobel per la Fisica, HenryW. Kendall, nel 1992 (!).
Dopo averlo letto, rimasi sbalordito perché, nonostante fosse stato sottoscritto da oltre 1700 scienziati, fra i quali la maggior parte premi Nobel, e la materia trattata rivestisse un'enorme importanza per il futuro dell'umanità, non ne era stata data una diffusione adeguata. Tant'è che fino a quel momento non ne avevo saputo nulla. Mi son messo subito alla caccia di analoghe inziative e ne ho scoperte delle belle! Praticamente, di appelli e di avvertimenti fatti da illustri personaggi della comunità scientifica e non, ce ne sono stati diversi, ma tutti regolarmente pressoché ignorati se non, addirittura, sottaciuti o contrastati. Comune denominatore di tali appelli è, fra gli altri, la necessità di cambiare le nostre abitudini in modo da limitare l'inquinamento dell'atmosfera, del suolo e delle acque. Ho scritto limitare, perché al punto in cui siamo non sembra sia possibile fare altro. Sarebbe come tornare all'età della pietra. E qui sta il grosso problema. La Terra è ormai condannata? Speriamo di no. Ma dobbiamo agire subito e ascoltare gli avvertimenti di chi ne sa più di noi. I governi debbono rendersi conto che occorre porre mano a immediati interventi, sia interni che a livello planetario, onde evitare la catastrofe. I miopi interessi economici, che fino a oggi hanno bloccato o limitato ogni valida iniziativa, debbono essere messi da parte. Bisogna far presto. I mutamenti climatici, che tutti ormai vediamo intensificarsi anno dopo anno, sono la prova del costante aumento di energia nell'atmosfera. Scioglimento dei ghiacci, precipitazioni senza precedenti, uragani di forte intensità, etc. sono diventati una costante.

Avvertimento degli scienziati all’umanità, pubblicato il 18 Novembre 1992. Ideato e promosso da Henry W. Kendall.

Premessa

L'uomo e la natura sono in rotta di collisione. Le attività umane danneggiano in modo grave e spesso irreversibile l'ambiente e le risorse essenziali. Molti dei nostri comportamenti, se non poniamo loro argine, mettono a serio rischio il futuro che desideriamo per la società umana e per il regno vegetale e animale, e possono alterare il mondo al punto da renderlo incapace di sostenere la vita così come la conosciamo. Per evitare la collisione alla quale ci stiamo avvicinando, è urgente metter mano a cambiamenti fondamentali.

L'ambiente

L'ambiente è sottoposto a una fortissima pressione.

L'atmosfera

La riduzione dell'ozono stratosferico è pericolosa perché provoca un aumento della radiazione ultravioletta sulla superficie della Terra, che può avere effetti dannosi o letali per molte forme di vita. L'inquinamento atmosferico al livello del suolo e le piogge acide stanno già provocando estesi danni all'uomo, alle foreste e alle coltivazioni.

Le risorse idriche

Lo sfruttamento sconsiderato di un bene esauribile come le acque sotterranee mette in pericolo la produzione di alimenti e altri sistemi umani essenziali. Il forte prelievo di acque superficiali in tutto il mondo ha provocato gravi carenze in circa 80 paesi, nei quali vive il 40 per cento della popolazione mondiale.
L'inquinamento dei fiumi, dei laghi e delle acque sotterranee peggiora ulteriormente la situazione.

Gli oceani

Gli oceani sono sottoposti a una forte pressione, in particolare nelle aree costiere, che soddisfano la maggior parte della domanda mondiale di pesce. Il prelievo marino totale è oggi pari o superiore ai livelli considerati sostenibili. Alcune zone di pesca hanno dato mostra di essere prossime al collasso. I fiumi, che trasportano in mare grandi quantità di suolo eroso, scaricano anche residui industriali, civili, agricoli e zootecnici, parte dei quali tossici.

Il suolo

Il calo della produttività del suolo, che sta provocando l'abbandono generalizzato delle zone rurali, è un frequente effetto collaterale delle attuali pratiche agricole e zootecniche. Dal 1945 a oggi, l'11 per cento della superficie fertile del pianeta si è degradata - un'area più grande dell'India e della Cina messe assieme - e la produzione alimentare pro capite è in diminuzione in molte parti del mondo.

Le foreste

Le foreste pluviali tropicali, come pure le foreste secche tropicali e delle zone temperate, sono in via di rapida distruzione. Al ritmo attuale, alcuni preziosi tipi di foresta saranno scomparsi di qui a qualche anno e la maggior parte delle foreste pluviali tropicali saranno scomparse prima del 2100. Con esse andranno perdute un gran numero di specie vegetali e animali.

Le specie viventi

La scomparsa irreversibile delle specie, che entro il 2100 potrebbe riguardare un terzo di tutte le specie oggi viventi, è particolarmente grave. Stiamo distruggendo le risorse che esse potenzialmente racchiudono - soprattutto per l'ambito farmacologico - e, insieme, il contributo dato dalla diversità genetica delle forme di vita alla robustezza dei sistemi biologici del nostro pianeta e alla sua stupefacente bellezza. Buona parte di questi danni sono irreversibili (almeno in termini di secoli) o permanenti. Altri processi rappresentano ulteriori pericoli. L'aumento nell'atmosfera della concentrazione di gas prodotti da attività umane, tra cui l'anidride carbonica prodotta dall'uso di combustibili fossili e dalla deforestazione, può alterare il clima su scala globale. Le previsioni circa il riscaldamento globale sono ancora incerte - gli effetti stimati variano dal tollerabile al molto grave - ma i rischi potenziali sono molto grandi.
La nostra pesante intromissione nella rete di relazioni interdipendenti che sostiene la vita sulla Terra, assieme ai guasti ambientali prodotti dalla deforestazione, dalla scomparsa delle specie e dai cambiamenti climatici, potrebbe scatenare effetti dannosi su larga scala, compreso il collasso imprevedibile di sistemi biologici cruciali dei quali conosciamo appena le interazioni e la dinamica. L'incertezza circa la portata di questi effetti non può giustificare l'indulgenza o il ritardo nel fronteggiare le minacce.

La popolazione

La Terra è finita. La sua capacità di smaltire rifiuti ed emissioni distruttive è finita. La sua capacità di fornire cibo ed energia è finita. La sua capacità di provvedere a un numero crescente di abitanti è finita. Oggi ci stiamo avvicinando rapidamente a molti di questi limiti. Le attività economiche che attualmente danneggiano l'ambiente, nelle nazioni sviluppate come in quelle sottosviluppate, non possono proseguire senza rischiare di danneggiare in modo irreparabile i sistemi globali che sostengono la vita. La crescita demografica incontrollata sottopone il mondo naturale a pressioni che possono vanificare qualunque sforzo per costruire un futuro sostenibile. Se vogliamo arrestare la distruzione dell'ambiente dobbiamo accettare di porre dei limiti a questa crescita. Secondo una stima della Banca Mondiale, la popolazione mondiale salirà a 12,4 miliardi prima di stabilizzarsi, mentre le Nazioni Unite valutano che il totale definitivo potrebbe ammontare a 14 miliardi, quasi il triplo degli attuali 5,4 miliardi di abitanti. Ma già oggi una persona su cinque vive in assoluta povertà senza avere cibo a sufficienza e una su dieci soffre di grave malnutrizione.
Non restano che una decina d'anni (o al più poche decine) prima che la possibilità di sventare le minacce che abbiamo di fronte venga meno e le speranze dell'umanità si riducano al lumicino.

Che fare

Occorre intervenire simultaneamente in cinque aree connesse in modo inestricabile: dobbiamo porre sotto controllo le attività dannose dal punto di vista ambientale in modo da ripristinare e salvaguardare l'integrità dei sistemi della Terra dai quali dipendiamo.
Dobbiamo, per esempio, sostituire i combustibili fossili con fonti energetiche più benefiche e durevoli, in modo da ridurre l'emissione di gas-serra e l'inquinamento dell'aria e dell'acqua. Deve essere data priorità allo sviluppo di fonti energetiche adeguate alle necessità del Terzo mondo, vale a dire operanti su piccola scala e relativamente facili da usare.
Dobbiamo arrestare la deforestazione, il deterioramento e la perdita delle terre coltivabili, nonché la scomparsa di specie vegetali e animali tanto terrestri quanto marine.
Dobbiamo gestire più efficacemente le risorse essenziali per il benessere umano.
Dobbiamo dare priorità assoluta a un uso efficiente dell'energia, dell'acqua e degli altri materiali, nonché all'incremento delle iniziative di conservazione e di riciclaggio.
Dobbiamo stabilizzare la popolazione, il che sarà possibile solo se tutte le nazioni riconosceranno che ciò richiede un miglioramento delle condizioni economiche e sociali e l'adozione di programmi di pianificazione militare efficaci e volontari.
Dobbiamo ridurre la povertà fino a sradicarla.
Dobbiamo assicurare la parità tra i sessi e garantire alle donne il controllo sulle proprie decisioni riproduttive.

Le nazioni sviluppate devono agire ora

I paesi sviluppati sono oggi i maggiori inquinatori del mondo. Essi debbono ridurre drasticamente i propri consumi in eccesso per attenuare la pressione sulle risorse e sull'ambiente globale. Le nazioni sviluppate hanno l'obbligo di aiutare e sostenere le nazioni in via di sviluppo, perché sono le uniche che dispongano delle risorse economiche e delle conoscenze tecniche necessarie.

Tradurre in pratica questa consapevolezza non è altruismo, ma egoismo illuminato: industrializzati o no, siamo tutti sulla stessa barca. Quando vengono danneggiati i sistemi biologici globali, le conseguenze ricadono su tutte le nazioni. Nessuna nazione può sfuggire ai conflitti scatenati dalla crescente scarsità delle risorse. Per giunta, l'instabilità ambientale ed economica provocherà migrazioni di massa che avranno conseguenze incalcolabili per tutte le nazioni, indipendentemente dal loro grado di sviluppo. Le nazioni in via di sviluppo devono rendersi conto che il deterioramento dell'ambiente è una delle minacce più gravi che incombono su di loro, e che i tentativi di porvi rimedio falliranno a meno di non porre sotto controllo la crescita demografica. Il rischio maggiore è quello di restare intrappolati in una spirale di declino ambientale, povertà e conflitti in fondo alla quale c'è solo il collasso sociale, economico e ambientale. Il successo di questo sforzo globale richiede una drastica riduzione della violenza e delle guerre. Le risorse che oggi servono a preparare e condurre guerre - più di un trilione di dollari all'anno - sono estremamente preziose per questi nuovi compiti e sarebbe bene che fossero messe a disposizione di queste nuove sfide. E' necessaria una nuova etica: è nostra responsabilità prenderci cura di noi stessi e della Terra e non dobbiamo dimenticarcene. Dobbiamo riconoscere che la capacità della Terra di provvedere ai suoi abitanti è limitata. Dobbiamo riconoscere la sua fragilità. Non dobbiamo più permettere che venga devastata. Questa etica deve animare un grande movimento, che convinca i leader riluttanti, i governi riluttanti e gli stessi popoli riluttanti ad attuare i cambiamenti necessari.

Nel lanciare questo avvertimento, noi scienziati speriamo che la nostra voce sia ascoltata in tutto il mondo.

Seguono circa 1700 firme di scienziati di tutto il mondo, fra cui parecchi premi Nobel.